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ANALISI – Juventus, la rivincita delle riserve

Allenamento di lusso per la Juventus che vince a suon di goal su un Verona a dir poco spaesato e raggiunge i quarti di finale di Coppa Italia. Aldilà dei numeri e a dispetto delle ultime prestazioni, emerge la buona prestazione delle seconde linee, in uno stadio tutto esaurito che rende evento anche una partita meno sentita e che ribadisce l’importanza di questo trofeo come obiettivo bianconero.

Ottima è la prova di Giovinco che resta ancora sul mercato, in scadenza di contratto, e che sicuramente torna dopo tanto tempo a dimostrare il suo valore. Forse una prestazione isolata, forse semplice coincidenza, ma a chiamata risponde e visto il risultato una sua eventuale cessione potrebbe privare la Juve di un rincalzo importante.

Incoraggiante il recupero di Pepe: dopo due anni di assenza, torna in splendida forma e completamente inserito negli schemi di gioco. Torna a far sorridere tifosi ed allenatore, ai quali regala una grande partita, con tanta corsa, con inserimenti prepotenti, e buon dialogo con i compagni di fascia, una partita in cui manca solo il goal. Buona la prestazione di Pereyra e Morata, in ombra e leggermente scoloriti nelle ultime discese in campo.

Ciliegina sulla torta il goal di Coman che, insieme, al connazionale Pogba, regala deliziose giocate nel finale di partita. Turnover forzato che arriva come manna dal cielo, a dimostrare che le riserve ci sono, che le alternative sono buone e che rappresentano, per il momento, il vero mercato di gennaio. Chiamarli “panchinari” è quasi un’offesa, perche aldilà dei numeri è stato proprio il gioco a fare la differenza: il 4-3-3 non è più un’utopia e la Juve ha gli interpreti giusti per questo tipo di modulo che ha reso il gioco più spettacolare e imprevedibile.

Allegri quindi ancora una volta ha sperimentato, dando massima fiducia ai suoi giocatori: la risposta è stata una partita piacevole da vedere non solo per i tanti goal, ma perchè si vede finalmente una Juve diversa con spazi da sfruttare, in velocità, con tocchi di prima e gioco in verticale e non sempre alle prese con il solito fortino da espugnare con pazienza e a volte con fatica. Una partita in cui sicuramente la responsabilità è da dividere tra la voglia delle riserve juventine e un Verona davvero inesistente, ma importante dal punto di vista dell’impatto mentale, che ha dato buone risposte, ma crea altrettante domande.

Primo interrogativo fra tutti riguarda il futuro di Pogba: in una partita dove può permettersi di divertirsi e buttarla sullo stile, è un autentico spettacolo da vedere. Se i suoi numeri dovessero restare tali, sarà davvero dura resistere alle sirene di mercato e trattenerlo a giugno, e ancora più delicato della cessione sarà il reinvestimento dei ricavi: un addio del genere può essere accettato solo se compensato da un’allettante campagna acquisti che non dovrebbe prevedere il sacrificio di soldi sull’altare del bilancio societario. E ancora un’altra domanda: qual è la vera Juve? Quella attenta, compassata, guidata dai suoi senatori, o quella più frizzante e sfacciata che abbiamo apprezzato ieri sera? Il Verona non era un test vero, ma ugualmente dimostrazione di quanto può valere l’attacco che può essere molto più prolifico del solito, e passerella della prossima generazione di casa Juve. Se non dovessero arrivare i grandi numeri, allora la Juve non dovrà cercare troppo lontano, rendere al meglio quello che si ha piuttosto che vagare nel mercato senza un obiettivo preciso e che valga davvero.

La partita di domenica sera sarà molto diversa: al Verona servono punti in campionato, c’è da aspettarsi un secondo round di tutt’altro spessore. E poi massima attenzione: vittorie simili allentano tensioni e regalano all’ambiente fibrillazione adrenalinica, mandano ottimi segnali, ma possono essere pericolose e nascondere brutti cali di concentrazione e nell’atto finale di questo girone d’andata la Juventus non può proprio permetterseli.

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